Quando qualcuno mi chiede in quale altra epoca o in quale altro luogo mi sarebbe piaciuto vivere io rispondo sempre che sono una donna, quindi questo tempo e questo Paese, l’Italia dagli anni Novanta in poi, con tutti i difetti, le ingiustizie e le storture che pure ha, è probabilmente una delle migliori situazioni in cui potrei trovarmi: con il diritto al voto, all’interruzione di gravidanza (non vivo in Molise), al divorzio, con un servizio di sanità pubblica (non privo di difetti e non allo stesso livello su tutto il territorio, ma perlomeno nelle intenzioni) accessibile a tutti. Naturalmente è una risposta un po’ noiosa, però tutte queste cose sono conquiste recenti, alcune tuttora messe in discussione, l’importanza determinante che hanno sulla qualità della mia vita non mi sfugge e proprio non riesco a darle per scontate. A maggior ragione non riesco a dare per scontati diritti e visibilità di ancora più recente e ancora parziale conquista: quelli frutto delle battaglie della comunità LGBTQUIA+.
Proprio perché si tratta di battaglie ancora in corso, di una visibilità che è cresciuta molto negli ultimi anni, c’è un fortissimo bisogno di fare e diffondere informazione, di decostruire convenzioni che come società ci impediscono di evolvere, di provare a fornire definizioni per un presente vibrante ed è questo che si propone di fare Questioni di un certo genere. Le identità sessuali, i diritti, le parole da usare: una guida per saperne di più e parlarne meglio il secondo volume di COSE spiegate bene, la rivista-libro di Il Post in collaborazione con Iperborea, uscito a fine autunno 2021, con le illustrazioni di Sarah Mazzetti e curato da Arianna Cavallo, Ludovica Lugli e Massimo Prearo.
Il volume si compone dei ventisei contributi dell’indice, più la sezione Per approfondire, con delle liste di cose da vedere e da leggere, un glossario e sei schede più brevi con infografiche, e specchietti riassuntivi: Non riconoscersi nel genere assegnato alla nascita è una patologia psichiatrica?; Esempi di declinazioni usando lo Schwa; Cosa si intende per «teoria del gender»; La salute mentale di adolescenti e giovani trans; Le persone intersessuali nell’unione europea; Un altro femminismo; Chi sono gli Incel; Parole e bandiere.
Dei ventisei contributi in indice quasi tutti sono a cura della redazione di COSE (Pietro Cabrio, Marta Impedovo, Ludovica Lugli, Antonio Russo e Giulia Siviero), mentre sei sono firmati, due dai curatori Cavallo e Prearo e gli altri dalla fumettista Fumettibrutti, dalla sociolinguista Vera Gheno, dall’avvocato Gianmarco Negri (primo sindaco dichiaratamente trans italiano), dal conduttore radiofonico Diego Passoni.
Ho reso conto così puntualmente dei contenuti di Questioni per rendere la ricchezza di questo lavoro, il suo essere una cornucopia di dati, voci e testimonianze autorevoli, approfondimenti. Ci sono parecchi excursus storici: sull’evoluzione del linguaggio naturalmente, ma anche sull’abbigliamento e sulle sue associazioni al genere, sulla rappresentazione delle persone trans nei prodotti televisivi e al cinema, sulla loro partecipazione alle competizioni sportive. COSE 2 onora lo spirito con cui nasce raccogliendo la sfida e affrontando con molta cura questioni di straordinaria complessità come l’iter e tutti gli aspetti legislativi della transizione, l’esperienza dei bambini trans, il delicatissimo fenomeno (circoscritto, ma molto discusso) della detransizione, le varie esperienze e opzioni che hanno le persone trans nell’ambito della procreazione.
A questa pluralità di temi sfaccettatissimi, in evoluzione, ipercontemporanei, COSE si accosta con professionalità e rispetto, con un linguaggio accessibile che ricerca la semplicità della chiarezza, ma mai la semplificazione, con umiltà programmatica a partire dal bell’editoriale di Luca Sofri Cerchiamo di capirci che si conclude: «L’argomento di questo secondo numero è giù l’argomento degli argomenti: il rispetto e la comprensione per quello che le persone vogliono essere, per quello che vogliamo essere. Ci è sembrato importante provarci».
Il mio timore, prima di leggere Questioni, da persona sensibile ai temi affrontati, era che nel tentativo di rendersi appetibile per il pubblico meno preparato COSE rimanesse troppo neutrale, troppo sui fondamentali, invece anche chi è ben conosce l’argomento può trovare interesse nella lettura, per le diverse prospettive delle voci coinvolte, le esperienze personali di Josephine Jole Signorelli e Gianmarco Negri, a tratti commoventi, di Passoni che da uomo affermato e di successo rivendica l’esistenza anche delle discriminazioni meno evidenti, più sottili e invidiose, e la competenza di Massimo Prearo, responsabile scientifico del PoliTeEsse, il prestigioso Centro di ricerca sulle politiche e teorie sulla sessualità dell’università di Verona.
Se il primo numero di COSE Spiegate bene era dedicato a degli oggetti, i libri, che per quanto complessi e straordinari son pur sempre, o comunque almeno in parte oggetti; il secondo numero invece azzarda e si avventura in un terreno molto più malsicuro e le COSE in questione non sono oggetti, sono idee e parole con un impatto enorme sulla vita non solo pubblica, ma anche privata e intima delle persone. Questioni di un certo genere cerca con serietà di fare informazione e portare chiarezza su temi in divenire, percepiti da tante, tanti e tantз come divisivi, controversi. Pur nella sua lodevole ricerca di mediazione e di oggettività, il solo fatto di esistere rende questo volume una presa di posizione a favore dell’inclusione, del rispetto, di un’idea di società civile in cui ognuno è liberǝ di autodeterminarsi, esplorarsi e affermare se stessǝ, in cui pluralità e diversità sono accolte come ricchezza. L’unico luogo e l’unico tempo altro in cui mi piacerebbe vivere non si trova nel passato, ma nel futuro che contribuiscono a costruire con impegno e cura le persone che stanno dietro a un lavoro come COSE Spiegate bene.
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Copertina – Cory Woodward tramite Unsplash