bignami s. m. dal nome di E. Bignami (1903-1958), editore dell’omonima collana di manuali tascabili. – (educ.) manualetto che riassume le nozioni di base di una materia scolastica
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Un bignami propriamente detto io non l’ho mai tenuto in mano e non ho nemmeno ben presente come sia fatto, sono nata nel 1991, e forse negli anni in cui ero studentessa erano già meno diffusi, oppure non ci siamo incrociati perché io, adolescente e poi ventenne ansiosa, idealista e anche un po’ stoica rifuggivo qualsiasi forma di semplificazione, di scorciatoia, con un culto un po’ nevrotico e ossessivo per le fonti originali, per la completezza. Io la parola l’ho sentita per la prima volta usare in senso dispregiativo: «studiare sul bignami» nel senso di fare uno studio superficiale, per sommi capi, non serio e approfondito. Io dovevo soffrire più di così. Mi sembrava che un testo riassuntivo fosse qualcosa da evitare.
Ma questo è stato prima, prima che capissi che studiare nel XXI secolo significa sostanzialmente saggiare l’abisso della propria ignoranza di fronte allo scibile di cose che la nostra testa e il nostro tempo sono troppo, troppo limitati per afferrare che in infinitesima parte. Prima che capissi la necessarietà della selezione. Prima che apprezzassi quanta raffinatezza e complessità racchiude una sintesi efficace, che livello di comprensione presuppone. Prima che mi rendessi conto di quanto, come società, sia ormai costitutivo il nostro bisogno di comunicazione e di divulgazione.
Alla luce di queste più mature consapevolezze su di me ha esercitato una subitanea attrazione Gender. Una storia per immagini di Meg-John Barker e Jules Scheele, tradotto per Fandango da Rita Brancato, Lorenza Entilli e Aurelio Castro. Delle stesse autrici Fandango aveva già pubblicato Queer. Una storia per immagini. Sono oggetti ibridi molto belli: non graphic novel, bensì graphic essays o meglio ancora graphic guides. I testi di Barker, psicologǝ accademicǝ e divulgatorǝ, e le illustrazioni dellǝ fumettista Scheele si supportano in un connubio efficacissimo nell’offrire una panoramica chiara, completa e mai banalizzante di questioni che da molto tempo il mondo accademico, la comunità Lgbtquia+ e i femminismi si pongono e che negli ultimi anni hanno cominciato a ottenere spazio, visibilità e voce anche nel discorso collettivo.
Come riassumere in maniera accessibile e immediata concetti complessi evitando la superficialità e le semplificazioni è la grande sfida di didattica e divulgazione. Barker e Scheele partono innanzitutto da una considerazione preliminare di umiltà:
«È importante ricordare che anche questo libro è situato in un luogo e in un’epoca ben precisi, e che non siamo giuntз alla “ricetta” definitiva sul concetto di genere. La nostra comprensione sarà sempre costruita dentro contesti specifici, e solo chi verrà dopo di noi capirà che cosa noi vediamo – o non possiamo vedere – adesso.»
Con questa premessa, solida nella sua fluidità, procedono attraverso otto capitoli: dalla concezione del genere attraverso la storia, passando per l’impatto del genere nel nostro quotidiano a come lo agiamo o subiamo, dall’intimo individuale e privato al condiviso sociale e pubblico, attraverso la maschilità e la femminilità tra dati culturali e biologici – meno di quanti s’immagina e in discussione: «La biologa Anne Fausto-Sterling stima che l’1,7% della popolazione mondiale sia intersessuale. L’esistenza di persone intersessuali rende evidenti le problematiche legate al definire il sesso sulla base della dimensione dei genitali» –, fino a binarismo, non binarismo, fluidità, cis e trans, per approdare alle prospettive future e a considerazioni sull’evoluzione del nostro modo di pensare il genere.
Pur nella sua natura di panorama, il testo ha cura di non tralasciare alcuni nodi importanti, per esempio nel raccontare i femminismi:
«Uno dei principali limiti della seconda ondata femminista così come della prima, fu la centralità della donna bianca borghese come paradigma universale femminile»
«una diatriba tra struttura e agentività che […] perseguita il femminismo: chi di noi è una libera attrice e chi una pedina del sistema patriarcale? Chi può giudicare le femminilità giuste o sbagliate, i femminismi o i non-femminismi?»«è importante opporsi alla concezione che ogni donna ricada in una delle due categorie, quella per cui o accetta passivamente qualsiasi messaggio che le ruota attorno, o quella, figlia del neoliberismo, autonoma, attiva ed emancipata, completamente libera di inventarsi in qualunque forma voglia.»
E non mancano alcuni specchietti curiosi su come il discorso sul genere si intersechi con i temi cari alla comunità queer:
«Femme – si tratta di una femminilità espressa consapevolmente, utilizzata dalle comunità queer per evidenziare come il genere nella sua totalità sia un costrutto sociale. […] termini quali “femmefobia”, “trans-misoginia”, “sissyfobia” e “misogynoir” fanno riferimento alle esperienze discriminatorie di gruppi specifici. L’identità femme può subire una marginalizzazione nella cultura queer a favore di ideali maschili o di un’ideazione di mascolinità femminile/trans come forma di identità queer prediletta.»
Il testo è denso e conciso, ma sostenuto e arricchito da una bibliografia di fonti e consigli per approfondire e un indice dei nomi per risalire allǝ numerossinǝ studiosǝ e attivistǝ menzionatǝ.
L’apparato paratestuale garantisce oggettività, ma non neutralità, pur nell’offrire una visione d’insieme e plurale, la prospettiva dellǝ autorǝ è evidentemente intersezionale (come quella di chi scrive); infatti leggiamo:
«Sesso e genere nel loro insieme sono sempre biopsicosociali. Ciò significa che il nostro corpo e il nostro cervello condizionano – e sono condizionati da – la nostra esperienza personale, la nostra sfera sociale e culturale. E continuano a influenzarsi vicendevolmente per tutto il corso della nostra vita. Non potremmo mai separare tali aspetti caratterizzanti il genere di qualsiasi persona.»
«Dal momento che le strutture sociali di oppressione si intersecano tra loro, è necessario considerarle tutte per raggiungere uno stato di giustizia, non solo quelle che (ovviamente) ci riguardano personalmente.»
Per chi è alla ricerca del proprio bignami definitivo può essere utile un confronto con Questioni di un certo genere, a cui già abbiamo dedicato spazio su questi schermi. Entrambi i testi si propongono come strumenti per fare chiarezza su un tema urgente, delicato e complesso, aiutandosi con un ricco apparato di immagini. Cose spiegate bene sceglie la grafica e illustrazioni minimali, Gender il fumetto. Cose spiegate bene ha una prospettiva giornalistica, si concentra sull’attualità italiana, raccoglie testimonianze di varie voci, offre molti dati. Gender è un lavoro a due, di respiro internazionale, di impostazione più manualistica, accademica e storicistica, forse più ideologica che documentaria.
Non c’è modo per approfondire ogni cosa, ma c’è urgenza di avere strumenti di comprensione ben fatti. Credo che con Gender. Una storia per immagini la bignamizzazione del sapere raggiunga una dei suoi esiti più raffinati e riusciti. Se questo è un bignami e un bignami è quel che cercate, non troverete di meglio.
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Copertina – Nicolas COMTE on Unsplash