Search
Close this search box.

A tu per tu con La Rappresentante di Lista. Liberté, Egalité, Beyoncé



La vita, parte seconda. Big bang a frantumare il silenzio, lampi stroboscopici dopo il buio profondo, nuova luce, nuovi cortocircuiti, palchi in ex-dissolvenza pronti finalmente a essere mangiati, cavalcati, calpestati, surriscaldati e stravolti fino all’ultimo goccio di energia in flusso. Il manifesto è allora catartico e consequenziale, programmatico e liberatorio: “Urlare dopo avere pianto!”. Vibra ancora in quel di Arezzo, epicentro del primo botto di ieri sera; stasera riecheggerà a Ferrara Sotto le Stelle, poi Genova e via dritti in picchiata su e giù dall’Italia tra sold-out e flaconi d’adrenalina. Sintonizzati nell’onda del “My mamma” tour – titolo del disco «libero, fluido, accogliente e pieno di spigoli», il quarto in studio, pubblicato lo scorso marzo – Veronica Lucchesi e Dario Mangiaracina in arte La Rappresentante di Lista stanno già riassaporando sulla pelle l’effetto che fa: «Non facevamo concerti dal settembre del 2019, eppure è stato un periodo intensissimo», riavvolgono il nastro. «Abbiamo vissuto una pandemia, messo da parte i riflettori e deciso di abbandonarci a quel momento così particolare e irreale, nel quale è come se ci fossimo realizzati… un momento che ha dato il la a tante cose, compreso il tour alle porte, che abbiamo costruito con tanto entusiasmo, per vivere le canzoni in modo aperto».
Nel mentre, proprio lì, in piena zona limbica e fase di distacco, aveva preso forma un futuro anteriore che oggi è presente luminescente. Impresso in tredici tracce scolpite nella copertina «partorita dopo un lungo processo di ricerca attorno al concept dall’artista palermitana Manuela Di Pisa, lasciandosi ispirare dal realismo audace di Courbet e della sua opera più celebre, controversa e attuale, L’origine du monde, dall’interrogativo su sguardo e femminilità, attraverso i linguaggi pop di artisti come Tom Wesselmann, fino alle lotte femministe contemporanee».

La Rappresentante di Lista

Sinuosità retrofuturista d’un corpo nudo di donna e polvere di stelle, con i peli pubici dai quali si forma la sigla del gruppo, LRDL, ad amplificarne l’attitudine queer – eccentrico, oltre il genere, trasversale: «obliqui», sintetizzerà il concetto Giorgio Canali – e l’essenza del disco, un’evoluzione gestazionale che a suo tempo avevano fotografato così: «Quando abbiamo iniziato a scriverlo eravamo in silenzio, eravamo dei fogli bianchi. Poi, un po’ per gioco o per disperazione, ci siamo raccontati una storia, abbiamo infittito la trama, abbiamo cucito dei costumi, inventato dei personaggi e abbiamo tappezzato le pareti di slogan, di motti, di parole e frasi fino a non avere quasi più spazi bianchi. Ci siamo fatti travolgere dalla voglia di tornare, abbiamo dato alla solitudine la forma di una strada e l’abbiamo percorsa fino in fondo. Abbiamo dato voce a tutti i momenti in cui eravamo rimasti in silenzio a guardare. Poi, dopo nove mesi, l’abbiamo chiamata per nome: “My Mamma”».

Nel mezzo, qualcosa è cambiato: Sanremo 2021, “Amare” e il grande salto. Dall’isolamento domestico determinato da lockdown e situazioni derivate alla ribalta nazionalpopolare in 3,2,1, passando per frequentazioni sotterranee e penombre underground in zona anni Dieci. Big up! «Per quanto ci riguarda è stata indubbiamente un’esperienza positiva, un momento di grande visibilità, cui sono seguiti ottimi riscontri sia del pubblico che della critica e tanti ricordi da conservare: “Amare” ha avuto una vita bellissima e i concerti manterranno una linea diretta con questa empatia vibrante e gioiosa, sarà una strada avventurosa e piacevole».

Il vento d’estate si avverte ormai dirompente, la notte fibrilla, il tempo è ora: nuovi paesaggi, nuovi racconti, nuovi orizzonti, nuove immaginifiche proiezioni. «Urlare dopo avere pianto» adesso scuote come claim d’elezione per il ritorno live, «la nostra dimensione più naturale, forse l’unica davvero possibile, che trasuda un’urgenza desiderata e necessaria».
Per LRDL, tra l’altro, sarà l’occasione di tornare a esibirsi full band, con Marta Cannuscio (flauto, percussioni elettroniche e cori), Enrico Lupi (tastiere e tromba), Erika Lucchesi (sassofono, chitarra elettrica e acustica, percussioni e cori) e Roberto Calabrese (batteria) in prima linea a rinsaldare l’assalto frontale: «Sarà uno spettacolo potente, multisensoriale, con una forte impronta teatrale e un apparato scenico di grande impatto, costumi, luci, tanti dettagli e imprevedibili sviluppi…».

La Rappresentante di Lista

Strade inesplorate che la queer pop band, assecondando la propria tensione artistica senza generi e senza schemi, ha recentemente battuto anche durante “Music For Uncertain Times”, un percorso in tre episodi videodiffusi sul canale Vimeo di italiana, il portale del Ministero dedicato alla promozione dei linguaggi multiformi della creatività contemporanea nel mondo.
Scritto da Andrea Lai e diretto da Francesco Coppola, il progetto consiste in tre performance musicali inedite ed esclusive, registrate in alcuni luoghi rappresentativi del patrimonio culturale nazionale. Nell’episodio che vede LRDL protagonista nella “sua” Palermo, avvolto dall’aura settecentesca di Palazzo Butera, oggi laboratorio d’arte e avanguardia del Mediterraneo, il duo – in abiti Valentino, come all’Ariston: «la moda ci affascina, è un mondo in cui amiamo perderci per poi ritrovarci» – ha eseguito proprio il brano sanremese “Amare”, in un’elegante, intensa e sperimentale versione per pianoforte e archi: una dimostrazione lampante di come esistano prospettive d’incontro e di fruibilità futuribili, fuori dai confini e dagli spazi convenzionali. E al tempo stesso, «Un atto di resistenza» nella hometown, in attesa di «nuovi progetti, di abbandonarci al racconto di una nuova storia». Le cui coordinate, per La Rappresentante che anche in quel frangente hanno ribadito quanto sia fondamentale «creare delle commistioni nell’arte», non potranno prescindere dai mitici: dal diario di Dario “Milan Kundera, Caravaggio e Franco Battiato”, totemico nel viaggio di entrambi, fra ricordi di un concerto a Bologna e di destini (quasi) incrociati a Milo, sull’Etna. Per Veronica invece la magica triade: “Gina Pane, Pina Bausch, Giselle Knowles”. Altrimenti detto: Liberté, Egalité, Beyoncé. 

categorie
menu