Quello che da anni è il mio obiettivo principale, sia come docente in Accademia, sia nei vari incontri o discussioni che organizzo o a cui vengo invitato tramite il mio progetto Edizioni del Frisco, è riuscire a far comprendere l’importanza, in Italia del tutto assente, dello studio della storia e dei fenomeni che stanno alla base di quella che genericamente può essere definita Editoria indipendente.
A partire dal 2007, con la pubblicazione del mio primo libro su questi temi, Underground: ascesa e declino di un’altra editoria, edito da Costa & Nolan, mi sono concentrato sulla specifica realtà italiana nel periodo a mio avviso più vivace e ricco di interesse, quello cioè compreso tra il 1966 e il 1977.
Come detto si tratta di un tema assai poco indagato dalla pubblicistica italiana del settore che molto spesso considera questo tipo di materiali composto da fanzine, riviste autoprodotte, magazine e altri tipi di prodotti che gli anglosassoni definiscono ephemera, di scarso interesse o, ancora peggio, da trascurare del tutto.
Si tratta a mio avviso di un grave errore di prospettiva in quanto taglia fuori dall’analisi storico editoriale tutti quei fenomeni che, invece, rappresentano proprio per la loro realtà del tutto libera e quindi non piegata ad altri obiettivi commerciali, quella che nel mio libro appena edito, Fenomenologia dell’editoria indipendente: un’analisi storica della stampa libera dal Novecento a oggi, definisco come la rappresentazione non mediata della realtà.
Questa tipologia di prodotti a stampa rappresenta infatti una specifica modalità di rappresentazione cartacea di quella che viene definita Parrhesia, termine utilizzato in filosofia per descrivere un determinato approccio della comunicazione verbale ma che, a mio avviso, può essere traslato senza il rischio di mutarne troppo il significato originale, anche nello specifico oggetto del mio studio, ovvero le varie manifestazioni dell’editoria indipendente.
Per definire al meglio questo termine, ritorno a quanto detto da Michel Foucault, secondo il quale per:
«Parrhesia si intende una specie di attività verbale in cui il parlante ha uno specifico rapporto con la verità attraverso la franchezza, una certa relazione con la propria vita attraverso il pericolo. Un certo tipo di relazione con se stesso e con gli altri attraverso la critica, autocritica o critica verso le altre persone. È uno specifico rapporto fra l’etica, la libertà e il dovere. Nella Parrhesia il parlante fa uso della sua libertà e sceglie il parlar franco invece della persuasione, la verità invece del silenzio, il rischio di morte invece della vita e della sicurezza, la critica invece dell’adulazione, l’impegno etico in prima persona invece del tornaconto e dell’apatia morale.»[1]
La caratteristica della Parrhesia che qui mi preme sottolineare è insita nel considerare il dire la verità come un dovere. Per esempio, l’oratore che dice la verità a coloro che non vogliono accettarla e che per questo può essere esiliato o in qualche modo punito, è libero di stare zitto, nessuno lo costringe a parlare: ma egli sente che è suo dovere fare così.
È utile dunque sottolineare come, proprio nella storia dell’editoria indipendente, si possa ritrovare questo antico concetto filosofico. Pensiamo all’underground press, la serie di fogli e riviste nate sotto il regime nazista, o ai Samizdat dell’Est Europa, come sarebbe potuta nascere questa editoria indipendente senza l’obiettivo primario di far emergere una verità, anche a fronte del pericolo della vita stessa? E per finire, come si rapporterà l’editoria indipendente alle progressive spinte accentratrici dell’oligopolio dell’informazione cartacea e soprattutto digitale, che oramai sono chiare così come chiari sono gli obiettivi profondamente economici che ne stanno alla base?
Nel mio libro tento di fornire un quadro storico e di analisi delle spesso diversissime forme con cui si manifesta nel corso del Novecento fino a oggi, il fenomeno dell’editoria indipendente, partendo dalle prime forme derivanti dall’utilizzo del medium cartaceo da parte delle avanguardie come Futurismo e Dadaismo, attraverso le varie rivoluzioni tecnologiche come il ciclostile, la fotocopiatrice, la stampa offset e il Print on demand, fino ai generi quali l’editoria della controcultura, del punk, del surf, dello skate e del rap.
Discorso a parte merita la contemporanea rinascita dell’editoria periodica attraverso quelli che vengono definiti Magazine indipendenti.
Concludendo, ritengo utile dimostrare quanto sia urgente e necessario tentare di fornire strumenti di studio e approfondimento riguardanti un vasto e composito mondo cartaceo di cui si stenta ancora oggi a comprendere le infinite potenzialità.
[1] Nell’autunno 1 del 1983 Michel Foucault tenne un corso alla Università di Berkeley dal titolo: Il coraggio della verità, da cui successivamente è stato pubblicato il volume: Michel Foucault, Discorso e verità nella Grecia antica, Donzelli, Roma, 2015.
Photo Credits
Per tutte le foto di Fenomenologia dell’editoria indipendente: un’analisi storica della stampa libera dal Novecento a oggi si ringrazia Edizioni Del Frisco.
Ritratto di Francesco Ciaponi tratto dal sito di Print Club Torino