Chi e cosa sia stata davvero Lisa Morpurgo non è facile raccontarlo. A più di vent’anni dalla sua scomparsa, avvenuta a Milano nel 1998, ecco che la sua stella sembra riaccendersi e tornare meritevole di interesse e attenzione, come del resto la materia a lei più cara. Se è vero che i transiti astrologici – cioè il passaggio di un pianeta che compie la sua rivoluzione intorno allo zodiaco in rapporto al tema natale di ognunə di noi – agiscono e continuano a evolvere anche dopo la morte, come scrive Melissa Panarello in Lisa Morpurgo, la biografia da lei pubblicata per Giulio Perrone nel 2021 «Morpurgo avrebbe avuto Plutone in trigono col suo Sole»: il momento migliore per tornare alla luce.
Quella di Morpurgo è una figura cardinale per chiunque voglia accostarsi all’astrologia; imprescindibile (anche se non infallibile) benché complessa, intrigante ed esoterica, non sempre potabile ma avvincente, e senz’altro di rottura se si pensa all’interpretazione dello zodiaco com’era ancora negli anni Settanta. In questo piccolo compendio, accattivante soprattutto per chi abbia un’idea vaga o vaghissima di lei e dell’argomento, Panarello intrattiene con Morpurgo un rapporto dialettico, talvolta magico, non mancando di parlare di sé con un approccio diaristico, e intrecciando al ritratto dell’intellettuale cremonese il suo rapporto personale con pianeti e segni.
Come scrive l’autrice, Lisa Morpurgo è stata innanzitutto fautrice di una letteratura delle stelle, di un’«astrologia umanistica», oltre che una donna dalla personalità sfuggente, misteriosa e contraddittoria – a cominciare dalla sua volontà, per pigrizia o pragmatismo, di mantenere il cognome da sposata, in apparente contrasto con le sue idee sul femminismo e sull’emancipazione della donna; una donna che nei suoi discorsi – anche e soprattutto astrologici – deve affrancarsi dall’oppressione sociale e familiare, una donna che può lavorare, divorziare, dimostrare la sua assoluta parità, quando non manifestare apertamente la sua legittima superiorità nei confronti del maschio.
In Morpurgo – ed è ciò che unə lettorə attentə non potrà evitare di intuire anche leggendo questo libro – si manifesta innanzitutto e soprattutto una presa di distanza dall’astrologia tradizionale, e quindi patriarcale; una critica alla lettura tolemaica dello zodiaco e del cielo, non a caso ad appannaggio degli uomini per definizione. Ben lontana da una lettura emotiva e fantastica, però, Panarello ci ricorda che quella di Morpurgo è stata una riflessione molto a contatto col razionale, perché l’«astrologia non è una scienza intuitiva, ma un insieme di regole matematiche e di leggi geometriche che riescono a provare quello che l’esperienza conosce già da millenni», e «questo non chiedersi, questo accettare le cose così come stanno da sempre», come Morpurgo faceva e ci ha insegnato a fare, «è la vera ragione per cui l’astrologia ha incontrato tanto scetticismo e ancora oggi è vista come una bizzarra forma di divinazione come quella dell’osservazione del fuoco».
Morpurgo stessa, sull’argomento, si dimostrava ancor più netta e incurante: parlando dei detrattori dell’astrologia [il maschile è volontario] ne accostava i discorsi ai «commenti ai fatti del giorno letti ai microfoni dell’EIAR dal 1932 al 1943», paragone audace per una donna che si dichiarava fondamentalmente disinteressata al conflitto e allo scontro (come del resto suggerirebbe il suo bel Sole in Toro), appena divertita dalla possibilità di un duello «all’alba nei dintorni di Bellinzona». «Il suo cuore», scrive Panarello, che per arricchire il suo profilo ha raccolto le preziose testimonianze della figlia e degli allievi, «era un fatto privato, e tale lei vorrebbe che restasse». Di Morpurgo, infatti, oltre alla produzione astrologica – iniziata comunque molto tardi, dopo i quarant’anni – si sa poco a livello intimo e personale. Molto della sua figura è avvolta in una nebulosa forse anche volontaria, basti pensare alla confusione tra l’ascendente dichiarato (Leone) e quello vero (Cancro). Nonostante la sua importanza in campo editoriale e intellettuale, Morpurgo non è infatti mai stata una donna appariscente, e questo libro ci invita, o meglio ci concede di osservare alcuni dei suoi chiaroscuri più affascinanti, dal lavoro come traduttrice e responsabile dei diritti esteri per Longanesi alla collaborazione con Sirio, la famosa rivista astrologica milanese fondata nel 1983.
Donna enigmatica e dall’intelligenza mai sazia, Morpurgo era un’amante dei begli oggetti, dei bei vestiti e diversamente socievole; molto abile nei rapporti con gli scrittori (la sua affabilità convinse Márquez, Buzzati, Piovene e Montale, tra ə altrə, a farsi leggere il tema natale), era invece poco incline alle smancerie coi figli; capace di esaltarsi parlando di un Marte in terza casa, sapeva escludere unə allievə dalle sue lezioni della domenica pomeriggio senza nemmeno avvisare, con disarmante freddezza. In questo libro, la sua figura rappresenta bene quella «volontà di sfumare il vero e renderlo più misterioso» che la contraddistingue, come anche la sua capacità di trovare una «chiave cosmica» a un mondo che stava per affacciarsi all’ipermodernità, che del resto lei rifuggiva (aveva un’autentica idiosincrasia per internet, e talvolta anche per le macchine da scrivere). La sua capacità di sfidare un sistema rigidamente influenzato da secoli di dittatura eurocentrica e patriarcale – rifuggendo tra l’altro ogni forma di gerarchia e rifiutando l’appellativo di “maestra” – ci offre l’immagine di una donna impegnata a reinventarsi e riprogrammarsi insieme al mondo circostante, impegnata e tanto in linea col suo tempo (il ’68 e il ’69 sarebbero stati anni cruciali per il suo lavoro come astrologa) quanto coi suoi innumerevoli e interessanti contrasti (si pensi alla presenza degli oroscopi in un giornale come Lotta Continua).
Morpurgo rappresenta la congiunzione tra la tradizionale decifrazione dello zodiaco e l’apertura a un pensiero astrologico più moderno, più utile e più efficace, un pensiero che, ormai affrancato dalle sue stesse proposte e dalle sue riflessioni, continua ad esserle immancabilmente debitore. E nella sua provocatoria, innovativa lettura degli elementi dello zodiaco e dell’universo, ancora oggi può insegnarci a mettere in dubbio le nostre convinzioni, ad accettare un’altra visione del mondo, ad incontrare l’esoterismo del quotidiano e del rapporto occulto ma innegabile tra viventi e cosmo.
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Copertina – Furrukh Jaffar tramite Unsplash