Nairobi è un vortice.
È l’unico pensiero preciso che si delinea nella mente, spiando dal ritaglio del finestrino di un uber i frammenti veloci di città. Ogni ciclone ha un occhio, ma Nairobi ne è priva. Non c’è epicentro se non esiste il luogo di calma assoluta da cui si scatena la bufera, e in questa terra del caos tutto è scatenato da tutto. I suoi quattro milioni di abitanti – registrati al 2018 – la rendono una delle città più popolose dell’Africa, ma i numeri sono solo di superficie e nascondono la mancata evidenza di altrettante persone che vivono le strade della città.
Sono gli ultimi attimi nell’altro continente, in poche ore ci sarà un volo di ritorno in Europa. È il momento in cui la malinconia è più intatta, quando la fine la si prospetta ma ancora non la si vive: lo sguardo cambia e si vuole depositare su tutto. Le ultime ore di ogni viaggio sono nervose ed esaltate, fatte di energia e determinazione: bisogna rimediare alle dimenticanze, ai rimandi accumulati dei giorni passati.
In questa giostra nevrotica, si snoda tra le rachidi del traffico la precipitazione verso l’ultima tappa. La meta è Nuria The Honest Store, libreria indipendente che ha sede all’undicesimo piano di un palazzone – il Bazaar – nel pieno della town. Il centro – anche se tale non lo si potrebbe dire, in una città priva di nucleo – si chiama CBD, Central Business District, dove si concentrano le principali attività amministrative e commerciali, un dedalo di strade inghiottite dalle altezze dei grattaceli. Nel CBD la vita è su due livelli: ogni negozio, bar e attività si trovano a un gradino sopraelevato, mentre sulla terraferma c’è spazio per i mercati, la vendita del pesce e piccoli negozi di elettronica. Come in ogni labirinto è facile perdersi, e abbandonare la via mastra significa finire nella landa dell’imprevisto, dove non si sceglie più cosa può o non può succedere.
Alle pendici del Bazaar si snoda un incrocio rumoroso, congestionato dal traffico e dalla fretta di pedoni che vanno di qua e di là: eleganti, sporchissimi, giacca e cravatta, corrono a piedi, stanno fermi in terra. All’interno del centro commerciale, che richiama un’estetica condominiale anni Sessanta, rimane solo l’eco del vortice esterno. Piastrelle ovunque, vetrate un po’ opache, negozietti alla rinfusa di abbigliamento, di elettronica e al centro imperante una rampa di scale a vista che sale. L’undicesimo piano accoglie i visitatori con una portineria d’albergo. Le pareti sono color turchese, la geometria comanda l’arredamento e si respira aria da confetto; niente a che vedere con l’atmosfera un po’ algida, un po’ polverosa dei primi piani. Alla porta targata suite 1105 sono certa di trovare tutto, forse un set di un film di Wes Anderson, ma di certo non una libreria.
Ad accogliere ci sono il disordine e Bulle, il proprietario e fondatore di Nuria. Il vortice della città, spiabile da una grande orizzontale vetrata, sembra aver permeato le mura del grattacielo e portato scompiglio anche sulle mensole. Ci sono libri ovunque, per terra e ammassati l’uno sull’altro in pile pericolanti. «Ci siamo trasferiti da poco, – spiega Bulle – siamo ancora in fase di trasloco, ma, nonostante il caos, siamo comunque aperti al pubblico, ai nostri lettori». Si respira subito aria di nuovo, per gli evidenti lavori in corso e per il bianco pieno delle librerie e dei muri, su cui spiccano dappertutto le copertine colorate dei libri.
Nuria nasce nel 2015, la prima libreria in tutto il Kenya che offre anche un catalogo online. Vagando tra gli scaffali si scopre una ampia selezione di libri, di tutti i generi, provenienza ed epoche: bestseller, classici, libri di cucina, raccolte di poesie: «Noi crediamo che ogni lettore debba avere accesso alla letteratura che preferisce ed è per questo che abbiamo creato un piccolo paradiso librario», racconta Bulle.
Nonostante la presenza di libri europei, la maggioranza dei titoli sono di autori e autrici africani, in particolare kenyani. Bulle spiega che qualcosa da loro sta cambiando, è ottimista e spera che sempre più autori possano vivere della loro arte. A Nairobi, anche tra europei, non è per niente comune frequentare librerie, per questo decidere di aprirne una è un gesto di coraggio e di speranza verso un possibile cambiamento nel tessuto sociale e culturale di un Paese, il cui governo ancora oggi porta avanti censure e limitazioni capillari su ciò che viene pubblicato.
In questa ottica si inscrive e assume particolare valore il motto della libreria, “Changing the reading culture in Africa”, obiettivo che viene perseguito soprattutto grazie all’offerta online del sito, che li rende capillari e sovranazionali: «Un modo per avvicinare lettori diversi al mondo letterario», precisa Bulle, «per dare a ciascuno l’accesso ai libri che lo possono ispirare, educare e intrattenere».
Nonostante quindi non sia abitudine fare visita a una libreria a Nairobi, in setti anni di attività Nuria è comunque riuscita a crearsi una cerchia di clienti affezionati, che continuano a tornare tra i loro scaffali alla ricerca di nuovi titoli. Il rapporto con la comunità di lettori si è rinsaldato anche «ospitando eventi culturali, tra cui la Nairobi Books Fair che si svolge a dicembre e il Nairobi Book Festival che è ogni anno una grande occasione di visibilità per gli autori locali e le loro opere, e, soprattutto, ospitando regolarmente lanci di libri dei nostri autori locali.»
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I 5 CONSIGLI DI LETTURA DI NURIA BOOKSHOP
Should I, Florence Bett, Paperback
Business Conquest, Ian Dennis
History of Nairobi 1899-2012, Prof Bethwell, Anyange Press
Murdering Romance, Kendi Karimi
Lessons From The Streets, Vincent Ogutu
Traduzioni dell’autrice