Dopo aver lasciato Los Angeles, città di sogni infranti, Danny Ryan ha ricostruito i suoi affari e la sua fortuna in un’altra metropoli: Las Vegas. Le cose vanno alla grande: fioccano milioni di dollari, gli investimenti fioriscono, i nuovi progetti aumentano e nonostante le acque artificiali della città siano piene di squali, Ryan continua a mantenere salda l’idea imprenditoriale che lo ha reso un vincente: creare sogni alla portata di tutti. Ed è proprio un albergo da sogno che Danny intende costruire a causargli problemi. Antiche conoscenze ritornano e nuovi nemici assetati di potere decidono di stabilirsi in città. Il condottiero irlandese si trova così a un bivio: proteggere i propri cari o costudire gelosamente l’impero che si è conquistato con fatica?
Città in rovine edito da Harper Collins (traduzione di Alfredo Colitto) è l’ultimo capitolo della trilogia di Don Winslow dedicata alla criminalità del Rhode Island, una mafia mutevole, che nel corso dei romanzi ha cambiato forma e si è ramificata in diversi stati americani. In questo capitolo siamo nel Nevada, oasi soleggiata e corrotta, lontanissima dalla fredda e nebbiosa Providence, punto di partenza della saga. Las Vegas è una città immensa, abbagliante. Una delle tante capitali americane del vizio, un luogo materializzatosi grazie alla follia di intraprendenti e voraci sognatori. La sete di potere e denaro è endemica a ogni gangster, e anche Danny Ryan non fa eccezione, ma un figlio che sta crescendo e la voglia di lasciarsi i problemi alle spalle sono motivazioni sufficienti a fargli appendere la pistola al chiodo… almeno per un po’.
Questo libro non è solo la fine di una epopea, bensì una lettera di commiato: Don Winslow ha infatti dichiarato di avere dato tutto ciò che poteva alla scrittura e di volersi godere una meritata pensione. Con queste premesse, sia i fan sfegatati dello scrittore, sia i lettori più diffidenti, si potrebbero aspettare qualcosa di strabordante, una sorta di deflagrante summa poetica di un autore che ha raccontato magistralmente il crimine americano. Tuttavia, sappiamo che Winslow ama stupire, e anche in questa nuova avventura, mantiene intatta la sua abilità nel prendere in contropiede il suo pubblico.
Non si perde infatti in autocelebrazioni o in strizzatine d’occhio a una carriera scintillante che ha raggiunto il culmine. Nella sua ultima fatica, l’autore riesce a chiudere in bellezza procedendo come ha sempre fatto, cioè attraverso uno stile immediato, composto da una scrittura calibrata e al servizio di un complesso impianto narrativo che cambia ritmo e velocità a ogni atto, i quali, come per i capitoli precedenti, sono cadenzati da un passo dell’Eneide, prima fonte ispirativa di questa nuova trilogia del crimine.
L’evoluzione di Ryan, da sgherro della mafia irlandese (nonché genero del boss della famiglia) a imprenditore di successo, qui vede il suo apice: il campione della gang irlandese dei Murphy, ha innestato radici solide nel deserto del Nevada e non intende sradicarle. A Las Vegas la criminalità ha trovato un terreno ideale, rimanendo sì ancorata ai suoi schemi violenti, ma allo stesso tempo ripulendosi grazie a un’attività riconosciuta e supportata dallo stato come il gioco d’azzardo: un business che però, prospera anche grazie a fondi macchiati di sangue.
Città in rovine è il racconto di un criminale che ha saputo cambiare pelle grazie alla sua intelligenza e anche a un pizzico di fortuna. Danny ha capito che un nemico è meglio comprarselo invece che farlo fuori. Le rese dei conti non sono più in strada e nei vicoli, ma nelle sale riunioni delle banche o degli hotel extralusso. Certo, il piombo esiste ancora, ma solo quando non ci sono altre possibilità di scelta. Ecco perché l’azione esplosiva e sanguinaria che caratterizza buona parte delle opere di Don Winslow, qui è distillata. Non mancano tuttavia la ferocia insita nei nuovi nemici di Ryan e gli omaggi al genere gangster, soprattutto ai film che hanno raccontato i criminali insediatisi a Las Vegas, in particolare Casinò e il Padrino. Come nella celebre opera di Mario Puzo, e poi nella pellicola di Coppola, il motore della narrazione è proprio la famiglia: questa è una storia di genitori cattivi e inadeguati, i cui figli però sono riusciti a espiarne le colpe.
Nei tre romanzi, i figli dei protagonisti, vecchi o nuovi, hanno sempre ricoperto un ruolo importante allo sviluppo della storia, ma in questo capitolo il loro ruolo è determinante, tanto da diventare, per i padri, l’unica vera possibilità di catarsi. Tutti, non solo Ian Ryan, ma anche Bryce Winegard, figlio del maggior concorrente di Danny nell’acquisizione di alberghi. Per non parlare poi di Jake Palumbo, il primogenito di Chris, mafioso affiliato al clan dei Moretti, la gang rivale che anni prima scatenò la più sanguinosa faida del Rhode Island. Questi ragazzi, anche se vinti dalle fragilità, sono innocenti e rappresentano un barlume di speranza. Forse sono proprio loro quelli che riusciranno a salvare un mondo sprofondato nella cattiveria e nella corruzione, riuscendo a ricostruire nuove città sulle rovine delle vecchie.