In una delle ultime serate calde di agosto Eleonora Sottili ha presentato l’ultimo libro che ha scritto, Come diventare Anna Karenina (senza finire sotto a un treno), pubblicato da Einaudi, proprio nel luogo in cui il libro si conclude: in un piccolo paese arroccato sulla costa della Liguria, Montemarcello. Non pare sia un caso che l’autrice abbia scelto questo luogo per la conclusione del suo romanzo, in parte perché la storia è autobiografica e Eleonora Sottili cita molti luoghi al confine tra Toscana e Liguria che evidentemente conosce bene ma, certamente, anche perché il libro è proprio una mappa di piccole cose e spunti che affiorano sicuri in quel mare che è la vita. La protagonista del libro, Eleonora, decide di dare uno slancio alla sua quotidianità iscrivendosi ad un corso di scrittura creativa; la descrizione ne è davvero peculiare, soprattutto se si pensa che Sottili, oltre ad essere una scrittrice, si occupa proprio di tenere un corso per imparare a scrivere alla scuola Holden di Torino.
Come diventare Anna Karenina (senza finire sotto un treno) assomiglia a una guida tascabile per diventare la versione migliore di sé – a partire dalla citazione tolstoiana in epigrafe («il compito di ogni persona nella vita è diventare un essere umano sempre migliore») – attraverso il caso specifico della protagonista, Eleonora, che desidera realizzare il suo sogno di bambina di diventare scrittrice. Anche in questo senso l’ambientazione è appropriata: sono moltissimi gli scrittori che proprio nella Liguria di Levante si dedicano alla scrittura, si pensi Byron e ai coniugi Shelley, che danno il nome al Golfo dei Poeti (in provincia di La Spezia) o alla limitrofa Bocca di Magra, dove trascorsero le loro estati tra gli altri Giulio Einaudi, Franco Fortini, Elio Vittorini e Cesare Pavese.
Il libro di Eleonora Sottili per certi versi possiede le caratteristiche del manuale, come il fatto che sfogliando le pagine si possano vedere delle immagini e delle fotografie, che sia fornita al lettore una lista di libri “imprescindibili” (degli autori da conoscere assolutamente per diventare scrittori) e che le citazioni dei grandi nomi siano riportate e analizzate in modo brillante ma, soprattutto, che in appendice ci si possa allenare attraverso 14 esercizi ovvero «modalità pratiche per sviluppare una straordinaria tensione alla vita e un’incorreggibile inclinazione al desiderio».
Eppure, soltanto su un piano superficiale pare che il senso del libro sia questo, perché non si può diventare Anna Karenina senza finire sotto a un treno. Perché non si può diventare Anna Karenina. Si può diventare, però, qualcosa che assomiglia il più possibile a quello che si è, considerando quello che diceva Eugenio Montale (anche lui un grande amante della Liguria) in una celebre intervista: «[…] l’uomo non è soltanto quello che è, ma è anche quello che vorrebbe essere» (minuto 37:25). Il titolo del libro è indicativo: il desiderio di diventare un personaggio/un grande scrittore è il filo rosso di tutta la narrazione; nel libro si gioca spesso su questa alternanza tra scrittori e personaggi, apparenza o finzione e realtà. Non è un caso, infatti, che il corso di scrittura a cui si iscrive Eleonora, per dare uno slancio alla sua vita di impiegata e moglie che le inizia a stare stretta, sia tenuto da un attore: non si può diventare Anna Karenina ma si può diventare una sua rappresentazione. Ma è davvero questo quello a cui aspiriamo? Scegliere un sogno, un personaggio, un’idea e assomigliargli il più possibile? È sufficiente comportarsi come uno scrittore per diventare tale?
Sottili fa credere che sia possibile: la protagonista inizia a mangiare come dicono di fare certi scrittori, a leggere quello che leggevano loro, a tenere un diario come loro, persino ad atteggiarsi nelle fotografie come loro. Si riporta l’esempio di Balzac che desidera talmente tanto diventare uno scrittore che comportandosi come tale poi effettivamente raggiunge il suo obiettivo. Ma perché qualcuno dovrebbe desiderare di diventare uno scrittore? Nel libro, in effetti, non si parla di fama: non è importante per la protagonista fare i soldi attraverso la scrittura o essere ricordata nei secoli dei secoli, l’importante è dire qualcosa che possa essere capito dagli altri. Partire dalla realtà e restituirle qualcosa di amplificato e universalizzante. Essere compresi è il desiderio ultimo e più intimo di Eleonora e, forse, di tutti noi.
Come diventare Anna Karenina (senza finire sotto un treno) è la storia di Eleonora ma potrebbe essere quella di chiunque altro: la vicenda della protagonista si intreccia con quella degli altri partecipanti al corso di scrittura, ognuno da tale esperienza trae le proprie conclusioni ma si ha l’impressione che per tutti rappresenti un momento di svolta nelle proprie vite. Ciascuno di loro si presenta alla prima lezione con delle aspettative che vengono disattese. La protagonista stessa si immaginava una situazione standard in cui l’insegnante propone degli esercizi di scrittura e invece gli esercizi proposti sono peculiari: si chiede ai partecipanti di scavalcare una corda rossa, di innamorarsi, di lasciarsi andare tra le braccia degli altri e di arrampicarsi sugli alberi. Ciascuno di essi nonostante le perplessità, non cede alla tentazione di abbandonare il corso perché in qualche modo funziona, se non per imparare a scrivere, certamente per sentirsi parte di qualcosa. E quando a Eleonora viene chiesto di «fare la tempesta» lei non può fare altro che eseguire, assecondando un desiderio che era rimasto sopito dentro si sé, e stravolgere la sua vita. Forse non diventerà Anna Karenina ma attraverso un percorso che la porterà quasi ad annegare, nella sua stessa tempesta, giungerà ad essere qualcuno che riesce a nuotare nel mare della vita:
«[…] dentro di noi ci sono mille possibilità e mille vite a disposizione. E dunque perché fermarsi in una soltanto? Le dobbiamo vivere tutte, le dobbiamo attraversare tutte. Non dobbiamo accontentarci di essere solo Dantès, possiamo essere anche Wilmore e Sindad e Busoni. Capite? E perciò dovete tuffarvi.»
Con una scrittura leggera Eleonora Sottili ci racconta non solo una bella storia che parla di scrittura, di amore e di amicizia, ma anche una serie di aneddoti tratti dalle biografie dei grandi scrittori che spesso fanno sorridere: questo libro è per tutti coloro che amano la letteratura e che prestano attenzione ai piccoli dettagli delle vite degli altri, per chi ama leggere e dopo essere sprofondato in un libro si ritrova a fare i conti con la realtà; soprattutto perché suggerisce che essa non è così male e che la vita, in fondo, è tutta qui (anche se non si sa bene dove) ed è alla portata di ciascuno di noi. Per alcuni è sufficiente scavalcare una corda o tuffarsi in mare, per altri è più difficile attraverso dei simboli e delle metafore di questo tipo prendere in mano la propria vita, eppure, tutti possono entrare nel regno del possibile, a patto di avere il coraggio di cambiare qualcosa.
Copertina: Frank Weston Red and Gold