Pochi sanno che Amelia Rosselli è stata anche un personaggio letterario, Aspasia, in Lettere da Sodoma, il romanzo epistolare di Dario Bellezza, uscito per Garzanti nel 1972, un anno dopo la raccolta di poesie Invettive e licenze, in cui già Bellezza dedicava molti versi, nella terza sezione del libro, alla sua affittuaria e amica/nemica – e forse madre e amante mancata, come in seguito sarà Elsa Morante – Amelia Rosselli.
Come ogni romanzo di Dario Bellezza Lettere da Sodoma è in gran parte autobiografico, sebbene l’autore spieghi nella premessa di aver trovato le lettere che compongono il libro in una casa da lui affittata, quasi a volerne prendere le distanze. Le aveva scritte, dice, un poeta poi morto suicida, tale Marco Maioli, che però assomiglia in tutto e per tutto allo stesso Bellezza – è un poeta, è un omosessuale, è un innamorato respinto, è un maledetto. Mario ama disperatamente Luciano e se ne dispera; vaga di lettera in lettera fra marchette e sfoghi e ribellioni tentando di spiegarsi ai suoi amici e ai suoi nemici (fra cui la terribile Aspasia, cioè Rosselli) e probabilmente anche a se stesso. Lettere da Sodoma è la cronaca di un poeta fallito e di un prossimo suicida. Uno dei modelli iniziali del romanzo, almeno strutturalmente, potrebbe essere L’anonimo lombardo, di Alberto Arbasino, sia pure con meno rimandi colti e più sodomie e mostruosità. Il protagonista scrive: «Sono solo convinto che l’arte del più prossimo presente e del futuro sarà preda dei mostri. Dunque è necessario che diventi più mostruoso di quello che sono». E Marco Maioli, o Bellezza nelle vesti di Marco, è di fatto mostruoso, un rivoltato alla vita e alla poesia che si dibatte tra ossessioni e sentimenti e piaceri del corpo senza dare tregua a sé e al lettore, e che rivoltandovisi ne scrive. Marco si suiciderà; lo si sa fin dalle prime pagine del libro – è il suo destino di poeta. Lettere da Sodoma è la cronaca non consolatoria bensì furiosa di un uomo sconfitto.
Ma soffermiamoci su Amelia Rosselli, cioè su Aspasia. Nel 1966 Rosselli dà in affitto una stanza a Bellezza e i due poeti convivono per qualche tempo. Presto però Amelia accuserà Dario di rubarle dei libri e di portarsi le sue marchette, i suoi giovani amanti, nella sua casa; in Miss Rosselli Renzo Paris suggerisce invece che erano i ragazzi di Bellezza, e non Bellezza stesso, a rubare i libri di Amelia per poi rivenderli a caro prezzo sulle bancarelle. D’altro canto il protagonista di Lettere da Sodoma, che come Bellezza ha convissuto con Aspasia/Amelia, rivela che quando fu messo alla porta da Aspasia aveva portato con sé alcuni libri non suoi che adesso si teneva stretto, «per la soddisfazione di avergliene fatta una, almeno, di malvagità». Ad ogni modo Rosselli non sopporta l’omosessualità del suo affittuario, minacciando di denunciarlo. I due litigano furiosamente; di lì a poco Dario Bellezza pubblicherà Invettive e licenze e Amelia Rosselli gli toglierà il saluto, allontanandosi anche da Alberto Moravia, suo lontano parente e grande amico di Bellezza. I due poeti non si riappacificheranno mai.
Lettere da Sodoma è un romanzo purtroppo dimenticato che chi ama e studia la poesia di Rosselli non può ignorare. «Ho letto perfino i tuoi libri di teoria musicale, cara!» grida il protagonista ad Aspasia, che dunque è davvero Amelia Rosselli – un’Amelia omofoba e folle. E Bellezza, ossia Marco, nelle sue lettere ad Aspasia si rifà spesso ai canti rosselliani, come quando scrive: «Ma, per fortuna!, abbracciato io non t’avevo», ribattendo al: «Abbracciata io l’avea! Io l’avea abbracciata!» de La libellula, o come quando Bellezza riprende e parodia i passi scanditi sul “se” delle Variazioni:
«Cara Aspasia, se per la rabbia che ti divora cerchi di fare capriole: se per la mia perdita che ti addolora cerchi di riconquistarmi scrivendo un canzoniere di puro disamore: se continua la girandola di denunzie contro di me: se insomma mi vuoi fare fuori, allora stronza leggi attentamente quello che qui ti scrivo.»
E Amelia Rosselli scriveva:
«Se dalla bocca degli arcangioli cadevano parole amare, se dalle tue parole amare io conferivo carattere alla mia disciplina, se dalle tue parole disordinate e confuse a tal punto ch’io non potevo non rimuovere ogni disordine dalla mia mente nascessero cose buone, se dalla tua testardaggine nascessero ancora fiori!…».
Lettere da Sodoma è un libro di grande amore e di grande odio. Qualche anno più tardi, nel 1986, Bellezza farà confluire questi due sentimenti apparentemente contraddittori – ma talmente necessari per un poeta – in un altro romanzo, L’amore felice, amando e odiando Anna Cortez, cioè Elsa Morante, già comparsa in Angelo sotto le vesti di Elisa la Scrittrice. Nei romanzi di Dario Bellezza, tutti dimenticati o quasi e comunque introvabili nelle librerie, si respira il mondo letterario romano dei poeti sconfitti del secondo Novecento, con le loro miserie e i loro piccoli e maledetti incanti. Amelia Rosselli è morta suicida nel febbraio del 1996. Meno di due mesi dopo, a poco più di cinquant’anni, Dario Bellezza moriva di AIDS. «Io sono solo un piccolo poeta che non fa che perdere ogni giorno quello che mai troverà» scrive il narratore di Lettere da Sodoma, cioè Marco Maioli e Dario Bellezza – perché Bellezza è sempre autobiografico. Di tutto questo perdere, di tutto questo non trovare pur cercando che è la vera poesia degli uomini e il blasone di ogni nostra sconfitta, restano dei bei romanzi a tratti disperati e molti versi per noi indimenticabili. Dario Bellezza, come Amelia Rosselli, e immaginarli vivere insieme ci fa pensare all’urlo di Rimbaud nella Saison, «Drôle de ménage!», «Strana coppia!», è stato un grande poeta che aspetta ancora un’attenta e necessaria riscoperta.
Illustrazione di copertina di Vittoria Rossini