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Vagabondaggio interiore

“Roaming”, l’ultimo delicato lavoro a fumetti di Jillian e Mariko Tamaki

Non c’è fase peggiore della vita di quella in cui non si è ancora adulti, ma nemmeno più adolescenti. Di quella in cui si comincia a pensare di essere indipendenti, grandi abbastanza per gestire emozioni, finanze e aspettative per ritrovarsi poi, però, a non sapere se la strada intrapresa è davvero quella corretta, quella che unirà sogni e realtà. In Roaming, graphic novel realizzato dalle cugine Jillian e Mariko Tamaki e edito da Bao Publishing, c’è tutto questo e molto di più: la meraviglia del primo viaggio alla scoperta della Grande Mela.

Zoe e Dani si conoscono dai tempi del liceo. Sono cresciute insieme e in occasione delle gite scolastiche hanno potuto viaggiare un poco. Ora frequentano due università differenti, con due indirizzi completamente opposti: Zoe studia biologia, Dani arte. Al primo summer break disponibile decidono di incontrarsi a New York, partire da due città diverse e ritrovarsi in una delle metropoli più affascinanti al mondo. In loro compagnia c’è anche Fiona, una nuova compagna di classe di Dani. L’incontro fra passato e presente, fra rimasugli di adolescenza e novità dell’età adulta, sembrano creare un piccolo caos in questi pochi giorni lontani dalla nuova casa che ognuna ha scelto. Le ragioni di tutto ciò si possono trovare in tanti atteggiamenti e dialoghi, ma la ragione principale è che, in alcune occasioni, i diciannove anni delle protagoniste paiono molto pochi per le esperienze che stanno vivendo, mentre altre volte molti di più.

Per capire il turbine di pensieri, espressi meravigliosamente in queste tavole dai colori rosa antico, lilla e nero che sembrano fondersi e unirsi come in una danza, le autrici di questa storia hanno delineato al meglio le personagge, creando caratteri definiti e molto volubili. Dani è l’entusiasmo, la voglia di scoprire il mondo pur essendo spaventata da tutto. La sua ingenuità è quella di una bambina pronta a vedere fatti e persone attraverso un filtro magico, composto da sincerità e bellezza. Non vede il pericolo e, se lo intravede, allontana lo sguardo: non è un caso, quindi, se nelle tavole che la vedono protagonista si vedono spesso segnali minacciosi intorno a lei, quelli che possono comparire su cartelloni pubblicitari o messaggi per pedoni. Eppure sembra non volersene preoccupare: basta scattare una foto da un’altra prospettiva e portare quel ricordo al sicuro nel suo cuore.

Zoe, invece, è sicuramente la protagonista più in balia dei cambiamenti, a partire dal taglio netto ai suoi capelli: da lunghissimi durante il liceo a rasati all’università. È un segnale della sua forte e sentita ricerca della propria identità, mentre sceglie di indossare solo vestiti neri, tenta di capire quali istinti seguire, se quelli della mente, guidati dal giudizio della società, o quelli del cuore, più sinceri eppure più difficili da accettare. In ogni museo si aggira con circospezione, come se fosse in attesa di una rivelazione, mentre dietro a ogni nuovo piatto da provare si nasconde sempre il dubbio di non saperlo apprezzare veramente: questo sapore così intenso, e apparentemente diverso, è dettato dall’esperienza nuova che sta vivendo o è realmente la pizza più buona che abbia mai mangiato?

E infine c’è Fiona, potremmo dire la figlia perfetta della società capitalistica. Arrogante, egocentrica e decisamente snob, è nella fase dell’età adulta in cui considera infantile tutto ciò che faceva parte dell’adolescenza e dell’entusiasmo delle prime esperienze (viaggio a New York compreso). Il suo vissuto vorrebbe sembrare quello di una vera alternativa, quella che ha già vissuto e provato tutto ciò che valesse la pena di essere provato. Va da sé che il suo ruolo sarà cruciale per il legame di Dani e Zoe, soprattutto quando con lei parrà nascere un’attenzione reciproca che andrà oltre l’amicizia.

Alti e bassi emotivi iniziano così ad alternarsi fra questi capitoli, con uno stile che pare appunto un continuo fluire, come la vita. Un approccio che le cugine giapponesi ci avevano già fatto conoscere con E la chiamano estate, graphic novel edito nel 2024, sempre da Bao Publishing. Protagonista di questa storia è quel posticino in cui nel periodo estivo i genitori vi portavano per trascorrere buona parte delle vacanze: quel campeggio, quella pensione, quell’hotel dove ogni anno ritrovavate gli amici ‘dell’estate’, quelli che ogni anno sembravano più cresciuti, a volte più simpatici, talvolta sempre antipatici, ma molto spesso decisamente cambiati. E tutto ciò avviene in quegli anni in cui i guai dei grandi paiono inaccessibili, ma i cui effetti vengono moltiplicati e ampliati tanto da risultare ancora più immensi. Ed è proprio in questa stagione, quando la scuola è finita, e il tempo libero viene spesso sprecato in futili ripensamenti, che tutto ciò viene a galla. Rose è la piccola protagonista di questo romanzo grafico e la incontriamo in quegli anni a cavallo fra l’infanzia e l’adolescenza, mentre rivive quella sensazione che rimane a fine estate, quando si respira a pieni polmoni quell’ultimo sprazzo di natura prima di tornare in città dove tutto, forse, non è rimasto come prima della partenza.

Roaming ha in comune con il precedente lavoro questa sensibilità e necessità di trovarsi. Il titolo stesso sta a indicare il continuo tentativo di connettersi delle protagoniste: tra loro, con il passato, con il futuro che si aspettavano in un certo modo e che invece sembra essere molto differente. E intorno a loro c’è una New York nemmeno troppo immaginata, ricostruita fedelmente tanto da rendere la lettura un vero e proprio viaggio.



In copertina: tavola tratta da Roaming, di Jillian e Mariko Tamaki

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