Quello che leggerete non è una recensione. E non è neanche un’analisi storica o la presentazione di un autore non più tra noi. Mi prendo questa licenza e grazie a Limina voglio dirvi che è tornato libero un delicato, importante, profondo, vasto testo di poesia, La Pianura Dentro di Claudio Galuzzi, grazie a Edizioni Undeground?, piccolo e attento editore milanese. Non voglio indulgere nel mio personale ricordo di una persona con cui in tanti condividemmo visioni e lucide prese di coscienza, un amico capace di essere artista e agitatore culturale purtroppo scomparso, all’improvviso, nel 1998 a soli 41 anni. La Pianura Dentro, quel piccolo volumetto uscito nel 1993, era però stata la cosa più grande che ci aveva lasciato tra le mani. Il resto, erano interconnessioni condivise che si concretizzavano via via nelle tante azioni – anche umanitarie – da lui vissute con intensità. Proprio poco prima di scomparire mi parlò di un romanzo che sarebbe uscito solo nel 2018 (L’isola del disordine) e, in un’epoca in cui la comunicazione viaggiava con tempi più digeribili, la sua figura ebbe modo di essere chiaramente e subito riconosciuta per l’importanza.
Claudio fu la prima morte impossibile. Quando si è ancora giovani uomini non è dato perdere amici e visionari tuoi contemporanei. E invece accadde. Non ho mai raccontato che quando Cristina e io partimmo per raggiungere Casalpusterlengo, dove si svolgevano i funerali in un sabato di fine inverno, avevo fresche nelle orecchie conversazioni intense sui rispettivi libri che stavamo scrivendo: per fortuna telefonate sempre concluse da una sua benevola risata. La Pianura Dentro nel nostro giro aveva fatto molta strada; aveva percorso senza ostacoli, come un vento onirico, la vasta pianura padana penetrando quella che ci portavamo dentro. Non era solo una geografia fisica, quella: Claudio aveva tratteggiato qualcosa di straordinariamente terso e chiaro. Come il paesaggio che vidi quel mattino, prima di andare al funerale: per dargli il mio saluto intimo avevo portato con me il suo libro tra le altezze imbiancate della Presolana, nella neve profonda – bianca e infinita come le sue parole di silenzio assordante.
Tra quel 1998 e questo 2020 sono successe tante cose legate a Claudio e ai suoi affetti più cari, ma anche a chi di lui sentì solo parlare, come Gregory Fusaro, filmmaker che ha dedicato due anni di lavoro al documentario Se Il Cielo È Tradito. Partendo da zero, incontrando persone chiave del mondo di Claudio, con lineare semplicità tuttavia il documentario riesce a diventare ideale compendio di La Pianura Dentro. Fusaro è anche socio fondatore della casa editrice, forse per questo l’operazione ha un senso di completezza: il ritorno di questo volumetto poetico presenta una nuova copertina dell’artista e poeta Sandro Sardella (un altro amico di Claudio), oltre al prezioso testo di una delle persone più vicine a Galuzzi, il poeta Ermanno Pea che firma l’inedito a quattro mani La lingua sul tamburo e il tacco dello stivale (a quattro mani sul ritmo del tempo).
La Pianura Dentro è un testo importante, amico fragile ma indistruttibile di tantissime persone che all’espressione artistica e alle connessioni culturali hanno dedicato la propria esistenza; ognuna di queste persone ha percepito cose differenti e se ciò capita con tanta frequenza, dimostrando una simile resilienza, credo sia evidente che ci si trova tra le mani un’opera che si rinnova da sola. Una poetica simile alle stagioni che Claudio cattura nei suoi versi. Per i greci antichi la poiesis è il nulla che crea e questo faceva lui: ogni iniziativa in cui era coinvolto partiva dal nulla e arrivava a una dichiarazione artistica e socioculturale importante. A fare da cerniera per questo discorso, quando potremo vederlo, il documentario di Fusaro: Se Il Cielo È Tradito, attraverso le testimonianze di Antonio “Tony Face” Bacciocchi, Cristina Donà, Mauro Ermanno Giovanardi, Marcello Maloberti, Rita “Lilith” Oberti, Massimo Pirotta, Ermanno Pea, Sandro Sardella e il sottoscritto è un orizzonte dove potrete fisicamente vedere Claudio Galuzzi. Ma è bello ora (ri)scoprirlo con la nuova edizione di La Pianura Dentro, che vi invito a scoprire.
Dicevo che questo articolo non è una recensione. Dunque evito di citare alcuni versi per dimostrare qualcosa: dovrei citare tutto il libro. Adesso, mentre l’amata neve cade soffice qui in montagna, vedo ancora più vasta la pianura dentro quella trasversale orizzontalità che, come in quel giorno del 1998 dalla Presolana, scelsi per salutare Claudio. Grazie amico per esserti donato al mondo.