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Di paradisi fuori dal tempo e oltre la soglia

Su “Paradiso terrestre”, il romanzo d’esordio di Laura van den Berg tradotto da Marta Olivi per Mercurio

In Fare mondi. Vademecum per emissari, l’artista visivo Ian Cheng, esperto di game design e simulazioni virtuali, ci parla di mondo come ciò che nasce nel momento in cui «un creatore guarda la Realtà e immagina un futuro in cui può credere. Il creatore si adopera per fare avverare questo futuro quando si impegna per conferire al Mondo innanzitutto la Vitalità e poi, in un secondo momento, l’Autonomia». Ciò è definito dallo stesso Cheng Worlding, ovvero la capacità di creare nuovi mondi che poi diventano autonomi e possono sopravvivere al proprio creatore, mondi che si rinnovano a contatto con l’esterno e con l’interazione con gli altri. Sempre Cheng, infatti, sostiene che «i Mondi sono il prodotto di un processo evolutivo […] necessitano di un passato abbastanza complesso da creare l’illusione di essere stato abitato da altri giocatori». Non è un caso che l’artista nomini i ‘giocatori’. Con i videogames, la realtà aumentata e l’intelligenza artificiale si sta facendo sempre più forte l’idea di creare mondi altri da abitare per difendersi da un futuro apocalittico preannunciato dal cambiamento climatico, la sovrappopolazione e le epidemie. Queste nuove tecnologie stanno trasformando in qualcosa di reale una possibilità profetizzata finora solo da romanzi sci-fi come Ready Player One di Ernest Cline o dal Metaverso.

Sembra partire da queste premesse Paradiso terrestre, ultima opera di Laura van den Berg e sua prima fatica letteraria arrivata da noi in Italia grazie a Mercurio Books e della traduttrice Marta OliviParadiso terrestre è ambientato nello stato americano che più di tutti vive con l’idea di apocalisse per via degli uragani che spesso lo colpiscono – il più recente l’uragano Milton –: la Florida. Protagonista è una scrittrice senza nome di professione ghost writer per un famoso autore di thriller e sposata con un insegnante di storia esperto di pellegrinaggi e migrazioni. La scrittrice ha un rapporto complesso con la sorella, una madre bisognosa di cure e ha un legame irrisolto con un padre che, morto durante un’epidemia, si è portato con sé segreti relativi a una doppia vita. Non è un caso che si parli di epidemia, perché quest’ultima ha reso la Florida, già martoriata dalle alluvioni, ancora più invivibile, al punto che una misteriosa azienda, l’ELECTRA, ha diffuso un visore dal nome di MIND’S EYE, uno strumento di realtà aumentata che promette una vita altra agli abitanti della Florida. Questo apparecchio, però, dà anche la possibilità alla scrittrice di fare i conti col proprio passato, e molto probabilmente anche di dare vita a un nuovo paradiso.

Mercurio Books pubblica ‘libri oltre la soglia’, una definizione che calza a pennello per Paradiso terrestre. Van den Berg gioca infatti con il weird, da intendersi come, appunto, soglia fra il reale e ciò che è perturbante, al di fuori di esso, spesso considerato fantastico. La soglia di questo romanzo è rappresentata dalle possibilità che crea il MIND’S EYE fra il paradiso terrestre della Florida, ormai ridotto a waste land, e un paradiso artificiale che come scrive Cheng dovrebbe sopravvivere a chi l’ha creato e dare l’illusione a chi lo abita di non aver abbandonato veramente la Florida e i propri affetti che hanno perso la vita. L’invenzione di van den Berg ricorda vagamente Figli del diluvio di Lydia Millet, con la differenza che i ragazzini protagonisti di quest’ultimo romanzo falliscono nel loro intento utopico di costruire una comunità autosufficiente di soli ragazzi senza gli adulti, mentre il mondo creato da van den Berg deve sopravvivere al suo creatore.

Occorre concentrarsi sulle premesse che hanno portato questo processo – per dirla à la Cheng – di Worlding. La prima premessa è lo stato in cui versa la Florida nel romanzo. In seguito a una pandemia, lo stato americano è soggetto a frequenti alluvioni che acuiscono l’isolamento già scaturito dall’emergenza pandemica. Come osserva la protagonista, a casa sua «avvertiva tutta la precarietà come fosse una creatura annidata nell’acqua». È dunque da questa sensazione che nasce nel personaggio la necessità di un mondo altro attraverso il MIND’S EYE, che dà rifugio ma anche solidarietà e continuazione della vita attraverso l’intelligenza artificiale e la realtà aumentata. Ulteriore premessa alla storia è il legame irrisolto, della protagonista e di sua sorella, con il padre, il quale alla morte ha lasciato dei conti in sospeso da risolvere. Le due donne, quindi, hanno quindi bisogno di qualcosa che permetta loro di realizzare le occasioni perse e mancate in passato, di un altrove in cui sia possibile cambiare le sorti che non possono modificare nel reale.

Conseguenza di questa realtà aumentata è che, come affermato da Cheng, si crea l’illusione che il mondo reale continui anche dopo la sua fine. I personaggi del romanzo difatti si ritrovano come in un sogno dalle fattezze reali, uno strano sogno già dilatato dalla pandemia, al punto che la protagonista si chiede se «quella calma piatta e blu dopo la tempesta fosse la vita vera o se la vita vera fosse andata persa per sempre e il mondo in cui stavo entrando non era niente di più che un lungo, strano sogno». La chiave di volta, però, è costituita dalla scrittrice stessa, in particolare da ciò che dice a proposito del MIND’S EYE:

«Si ritiene che Chaucer fu il primo scrittore occidentale a usare la locuzione mind’s eye, ‘occhio della mente’. È una delle tante nozioni inutili che ricordo dalla mia tesi di dottorato abbandonata. La definizione del dizionario di inglese di mind’s eye dice: la facoltà mentale di immaginare scenari, o di ricordarli. In altre parole, l’occhio della mente si basa sulla memoria. Su come concepiamo le nostre vite dentro di noi. La più privata delle architetture».

Viene, allora, il dubbio che tutto ciò che si sta leggendo non sia altro che il frutto dell’immaginazione della scrittrice, che si sta inventando un mondo altro che a sua volta contiene un altro mondo altro, una donna che vuole creare una dimensione che le sopravviva una volta che la vita in Florida cesserà di finire e una realtà dove lei può risolvere il suo rapporto irrisolto con il padre, la sua doppia vita e il suo difficile rapporto con la sorella. La narratrice difatti sostiene quanto segue sul ruolo delle storie:

«Raccontiamo storie per trasformare le bugie in realtà. Raccontiamo storie per modificare la verità e farne bugie. Raccontiamo storie per ricavare qualcosa di leggibile da un’esistenza incomprensibile. Raccontiamo storie per espiare i fallimenti della nostra vita».

Scrivere per la narratrice significa «tentare di richiudere i vuoti impossibili da riempire», un modo per provare a salvarsi e salvare ciò che si rischia di perdere e di non rivivere più. La scrittura e la realtà aumentata si basano su un elemento comune: l’immaginazione. Il modo per poter sopravvivere e salvare il salvabile è quello di inventare dimensioni in cui si può continuare a vivere, dimensioni che però per sopravvivere devono essere alimentate tramite i racconti altrui, che aggiungendo dettagli e ricordi trovano un modo per riscrivere la storia e allo stesso tempo salvare la propria vita e la propria memoria.

Tornando a Ian Cheng, nel Worlding la premessa fondamentale è il contatto con la Nuova Natura. La nostra realtà sopravvive se si scontra con un mondo che stravolge il nostro precipitandolo nel caos ma il cui contatto ci permette di «scoprire nuove potenzialità che possono infondere vita ai vostri Mondi». Questo è ciò che dimostra Paradiso terrestre di Laura van den Berg: nel momento della crisi è possibile ripensare il nostro mondo riscrivendolo e immaginandolo di nuovo, dando vita a situazioni che ci permettono di superare la crisi e di dare una risposta a tutto ciò che resta irrisolto nelle nostre vite. La scrittura e la realtà aumentata hanno questo in comune: trasformare la reale miseria della vita in un paradiso di illusioni che ci permetta di restituire un senso a ciò che un senso lo ha perso e allo stesso tempo di salvare ciò che è andato perduto e donargli nuova vita. Un paradiso artificiale rende possibile la redenzione, ci offre l’opportunità di rimediare ai nostri errori. Parafrasando Cesar Catilina in Megalopolis, siccome la mente umana è stata capace di creare dèi e dal potere illimitato, questo potere illimitato della nostra immaginazione può anche darci la possibilità di migliorare l’umanità.





Photo credits
Foto di Tobias Bjerknes su Unsplash


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