Prosegue la collaborazione editoriale tra Limina e UNIMONT– Università della Montagna, polo d’Eccellenza dell’Università degli Studi di Milano a Edolo, nel cuore delle Alpi, specializzato nella promozione dello sviluppo delle montagne attraverso attività di formazione, ricerca e terza missione specifici per questi territori. A UNIMONT sono attivi il corso di laurea in “Valorizzazione e tutela dell’ambiente e del territorio montano” volto a formare specialisti del sistema montano e il Centro di Ricerca Coordinata per la Gestione Sostenibile della Montagna (Ge.S.Di.Mont.), in cui lavorano attivamente numerosi giovani ricercatori per innovare e rendere competitivi i territori montani.
Con l’obiettivo condiviso di raccontare la montagna, l’ambiente, la natura, le mutazioni del paesaggio e della società, i modelli economici sostenibili, i nuovi stili di vita e la crescente sensibilità green, la redazione di Limina e Unimont percorreranno insieme il lungo sentiero del racconto di un cambiamento nel quale è giunto il momento di essere protagonisti, interrogando le voci di studiosi, scrittori, docenti, pensatori e studenti riuniti nella consapevolezza che non sono più rinviabili un dibattito e una riflessione, letteraria, critica e formativa, sul futuro del pianeta e di chi lo abita.
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La montagna è una passione che può cambiare la vita. Da un po’ di tempo ho scelto di frequentare il corso di laurea triennale in Valorizzazione e tutela dell’ambiente e territorio montano di UniMont – Sede dell’Università degli Studi di Milano dislocata a Edolo, un piccolo paese della Valle Camonica, e l’ho fatto perché amo profondamente la montagna, da sempre, fin da piccolina quando mia mamma mi portava a camminare, a fare lunghi trekking in Dolomiti, le montagne dietro casa nostra. Sin da bambina mi è stato insegnato il rispetto, l’ascolto e l’ammirazione verso queste “grandi cattedrali della terra” (come le ha definite Ruskin). Quando poi sono cresciuta ho iniziato a frequentarla non solo camminando, ma anche arrampicando, facendo sci alpinismo, per arrivare poi a viverla 24h/7 quando ho deciso di lavorare, durante due stagioni estive, in un rifugio dell’Alta Valtellina. È difficile spiegare a parole il rapporto che mi lega alla natura e all’ambiente montano: quando sono in montagna mi sento a casa, nel mio mondo, mi sento in pace con me stessa. La fatica e le energie che impiego ad affrontare una cima, un sentiero, una pista o un canale innevato, lo applico, o almeno cerco di applicarlo, allo studio, giorno dopo giorno. Ho scelto di studiare in UniMont perché ho il sogno di vedere una montagna rispettata, valorizzata, la sua fragilità tutelata e penso saremo noi giovani che avremo il dovere di riportarla alla sua importanza.
Questo viaggio personale, che si incrocia con quello di migliaia di altre ragazze e ragazzi che sognano un mondo più tutelato, ha avuto una tappa fondamentale lo scorso ottobre all’interno di Expo 2020 Dubai, durante la settimana dedicata a “Clima e Biodiversità”, nella quale un gruppo di delegati dell’Università degli Studi di Milano con il suo polo UniMont ha presentato il MEIM: Mountain Education and Innovation Manifesto, il documento strategico frutto di una consultazione rivolta ai giovani residenti nelle aree montane del mondo su temi della sostenibilità e dell’innovazione nei territori montani.
Ma in cosa consiste tale Manifesto? Partiamo dall’inizio di questo viaggio. Durante il mese di settembre, UniMont ha organizzato due incontri online, gli Youth4Mountains, per consultarsi con oltre cento giovani che vivono in montagna, provenienti da tutto il mondo, su temi riguardanti i punti caratterizzanti la sostenibilità e la vita nelle aree montane: cambiamenti climatici, imprenditorialità e innovazione, biodiversità, interconnessione mobile virtuale e fisica.
Nel primo incontro i giovani hanno potuto ascoltare diverse testimonianze da parte di cinque speaker. Tra di loro c’era Maurizio Gallo, che ha presentato i risultati di una ricerca svolta riguardante la catena montuosa del Karakourum, considerato il “terzo polo ghiacciato del mondo”. Nello specifico, una lezione che ha spiegato cosa i ghiacciai di tale catena possono dirci riguardo il cambiamento climatico. Una testimonianza molto interessante, che ci fa capire la fragilità di tali zone, a cosa potrebbero andare incontro, come sta cambiando la vita nei villaggi circostanti in relazione ai cambiamenti climatici e quali potrebbero essere le conseguenze nel futuro. La testimonianza di Julian Fisher, poi,riguardava l’insegnamento nelle case, nelle scuole e nelle comunità, delle azioni per vivere in modo sostenibile. Ha portato un particolare caso di studio che coinvolge bambini e scuole da tutto il mondo, con l’obbiettivo di creare delle basi comuni per far capire ai bambini – le generazioni del futuro – cosa possono fare quotidianamente, nel loro piccolo, per combattere il cambiamento climatico e come essi possono condividerlo con i loro amici e il proprio sistema di relazioni.
A seguire, Rosa Laura Romeo ha esposto un’iniziativa della FAO – Mountain Partnership riguardante il supporto di attività di imprenditoria in alcune comunità montane. In particolare, il focus si è concentrato sulla collaborazione con alcune donne del Kirghizistan per valorizzare un tradizionale prodotto tessile, insegnare loro ad avere un’autonomia economica e preservare le loro antiche tradizioni. La Mountain Partnership ha un programma di promozione e di tali prodotti legati alla montagna. Maria Mar Delgado ha presentato il progetto MOVING (Mountain Valorization through Interconnectedness and Green Growth) che ha come obbiettivo quello di sviluppare filiere a livello europeo riguardanti l’ambiente montano. Tale progetto vuole raggiungere tutti gli stakeholder delle regioni montane e in particolare i giovani che vivono in montagna, i quali possono aiutare la ricerca con la loro esperienza. Infine, Valeria Leoni, ricercatrice che lavora presso il polo UNIMONT, ha spiegato l’importanza dell’agrobiodiversità negli ambienti montani, chiave per uno sviluppo sostenibile, e ha portato alcuni esempi di valorizzazione dell’agrobiodiversità, spiegando come questa deve essere studiata, conservata e promossa per evitare la sua dispersione.
Durante il secondo incontro, invece, tutti i partecipanti, divisi in due gruppi moderati dagli speaker del giorno precedente e dal team di UniMont, hanno avuto campo libero per esporre le proprie idee, esperienze, buone pratiche, su una piattaforma online che ha permesso una discussione condivisa. Questo momento di attività collettiva ha contribuito alla stesura di una prima bozza del MEIM. Alla fine dell’incontro, è intervenuto Jaideep Bansal, COO alla Global Himalayan Expedition, per presentare la sua esperienza in merito a un’iniziativa di sviluppo sostenibile riguardante l’indipendenza energetica nelle aree più remote dell’Himalaya. A questo punto, la prima bozza del MEIM ha visto la luce attraverso questi scambi, e nel corso delle due settimane successive qualsiasi giovane partecipante agli incontri ha potuto contattare il team UniMont nel caso in cui avesse altre idee o spunti da aggiungere alla bozza del manifesto.
Così, al termine di questa prima fase di lavoro, ci troviamo in partenza per Expo Dubai: il calendario ha una croce disegnata su martedì 5 ottobre. Nel gruppo in viaggio ci sono anche io, fra i cento giovani che hanno partecipato agli incontri di Youth4Mountains per la stesura del MEIM, e che ha il compito, complesso ed emozionante, di presentarlo durante un evento di carattere internazionale l’8 ottobre all’interno di Expo. Mi ha riempito di orgoglio e speranza vedere tanti giovani come me, amanti della montagna e impegnati per un futuro migliore del pianeta. Vederli accanto a me mi ha emozionata e commossa, mi hanno confermato che dobbiamo credere profondamente nel nostro ruolo in questo momento così delicato: possiamo essere il cambiamento, il cambio di rotta al cambiamento climatico, le nuove guide sensibili alle tematiche dell’ambiente.
Durante i tre intensi giorni a Dubai, fatti di incontri, dibattiti e conferenze, abbiamo partecipato inizialmente al forum internazionale sulla montagna denominato “Reaching for the Stars: Sustainable and Climate Resilient Mountain Development”, co-curato dal Commissariato Generale per la partecipazione dell’Italia a Expo 2020 Dubai, dalla FAO – Mountain Partnership e dall’Aga Khan Development Network. All’interno di questo forum, anche il polo UniMont ha partecipato con due interventi: il primo con la partecipazione di Stefano Sala come young leader per lo sviluppo sostenibile delle aree montane per le generazioni future, insieme ad altre due ragazze, Tsechu Dolma e Tea Hoxha, che hanno presentato le loro esperienze come young leader di progetti legati alla montagna. Il secondo intervento ha visto come protagonista la prof.ssa Anna Giorgi, Presidente del corso di laurea in Valorizzazione e tutela dell’ambiente e territorio montano, che ha presentato il polo UniMont dell’Università degli Studi di Milano come modello efficace per la valorizzazione dei territori montani, a livello europeo e internazionale, portando una testimonianza in merito alla ricerca, alla didattica e al networking che vengono svolti in esso e che interessano, oltre a studenti e ricercatori, anche stakeholder delle montagne italiane ed europee.
Durante la giornata sono intervenuti, in diverse battute, anche altri professionisti della montagna (politici, scienziati, organizzazioni, istituzioni) per condividere le proprie conoscenze riguardo ad attività, progetti e buone pratiche per rendere migliore la resilienza delle comunità montane e tutto ciò a loro legato, dagli ecosistemi naturali all’agricoltura di montagna.
L’8 ottobre è stato poi il turno di UniMont nel ruolo di organizzatore dell’evento dal titolo “Connecting Youth and Mountains, Creating a Lively Future”, tenutosi al Padiglione Italia, anch’esso di carattere internazionale. La giornata si è suddivisa in due parti: durante la prima parte vi è stata l’ultima consultazione della serie Youth4Mountains in cui diversi giovani imprenditori, insegnanti e leader hanno presentato le rispettive iniziative riguardanti la montagna e al termine dell’incontro quattro giovani, tra i quali anche io, hanno letto in anteprima il MEIM. La seconda parte dell’evento ha visto protagonisti diversi stakeholder, istituzioni, organizzazioni, professori, ricercatori e delegati per la montagna, che hanno presentato i loro personali punti di vista, le proprie esperienze, le idee per il futuro della montagna e come portarle a termine. Infine, è stato il momento della lettura pubblica del MEIM.
Così, al termine di questo percorso che ha visto in primo piano il ruolo dei giovani, della propria formazione, della propria esperienza di vita e della propria capacità di immaginare e progettare il mondo di domani, il MEIM ha preso forma e rappresenta un nuovo punto di partenza. Il manifesto è anzitutto la richiesta da parte di noi giovani di includere nella didattica scolastica e nei curricula universitari nuove esperienze interdisciplinari riguardanti il cambiamento climatico, la biodiversità, l’innovazione tecnologica, l’imprenditoria per promuovere un ambiente migliore nel quale vivere. Avere quindi accesso alle informazioni riguardanti i tanti progetti e attività svolte in ambito montano in tutto il mondo, e poter connettere le scuole, le università con questi progetti e attività. Chiediamo di avere accesso a tali informazioni, accesso a strumenti adatti, che ci diano informazioni più accurate per poter prendere parte attivamente a discussioni riguardanti i cambiamenti climatici e la preservazione della biodiversità.
Chiediamo che venga garantita e promossa un’educazione di alta qualità nelle aree montane, un accesso libero e di qualità a tecnologie e infrastrutture, in modo tale da ridurre il grande gap tra città e montagna. Con questi strumenti e conoscenze chiediamo quindi di poter condividere le nostre esperienze e ampliare ancora di più le nostre competenze attraverso scambi di idee, incoraggiando chi ha nuovi progetti da realizzare e proporre. È necessario promuovere politiche che si interessino alla montagna, al suo valore non solo economico, ma anche ambientale e culturale.
In particolar modo, ora più che mai, chiediamo di essere ascoltati e coinvolti nelle decisioni politiche, a livello locale, nazionale e globale, concernenti le misure di preservazione della biodiversità e del cambiamento climatico in montagna. Mi aspetto – ci aspettiamo noi tutti – che aver partecipato a questi incontri, aver donato il nostro tempo alla stesura del manifesto, aver preso parte attivamente alla sua realizzazione, averlo portato all’attenzione in un contesto internazionale, aver parlato con istituzioni e semplici cittadini, averlo condiviso con loro, con le nostre famiglie, con i nostri amici, possa portare tutti a chiedersi cosa possiamo fare singolarmente e collettivamente per difendere e valorizzare quel patrimonio a cui dobbiamo tanto, che ci dà tanto ogni giorno e che è parte integrante della nostra vita: la montagna.